Camminare è una filosofia?
CAMMINARE E’ UNA FILOSOFIA? Questo il titolo della tavola rotonda tenutosi presso la Biblioteca Comunale di San Piero a Sieve, coordinato dall’assessore Emiliano Brunelli e dove si è parlato con l’intento da dare suggerimenti ai cittadini e alla pubblica amministrazione su come accostarsi e far accostare ad un modo semplice ma salutare di vivere.
Erano invitati l’assessore alla Cultura e Turismo della Regione Toscana, Cristina Scaletti; il direttore della rivista Trekking & Outdoor, Italo Clementi; il presidente del CAI di Firenze, Aldo Terreni; la guida ambientale e istruttore Anwi, Gianfranco Bracci e il sottoscritto che, come quinto incomodo, ha tentato di dimostrare come un atto fisico possa essere paragonato ad uno dei più alti prodotti del pensiero.
Come? Presto detto: dimostrando di aver studiato a casa ho spiegato ai presenti che un assioma è una verità evidente che non necessita di essere dimostrata, mentre tramite un sillogismo, ovvero un ragionamento logico che da due premesse raggiunge una determinata conclusione, invece era possibile accostare cammino e filosofia.
Filosofia è una parola di origine greca e composta da due termini: filein e sofia, ovvero amore per la conoscenza, quindi la ricerca di verità e dei principi essenziali della realtà e del pensiero. Una branca della filosofia è l’ESTETICA, che non è il negozio all’angolo dove le signore vanno a farsi riassettare, ma la ricerca e l’apprezzamento del bello naturale, quindi della pace interiore, del giudizio morale e spirituale che si ottengono da questo.
In altre occasioni ho avuto modo di sostenere quanto camminare sia liberatorio e ci porti a conoscere vedendo e provando, incontrando cose, animali e persone. Quanto sia un ritornare alla nostra vita nel modo più semplice, dove andiamo a cercare chissà cosa e troviamo noi stessi; quindi non un andare senza senso ma con tutti i nostri sensi aperti in tutte le direzioni.
L’apprezzamento di tutto questo, del buon gusto che la naturalità ci offre in contrapposizione all’invadenza commerciale o di quello che volete voi, cos’altro è se non pura applicazione dell’estetica?
Non possiamo certo dire che noi lo facciamo adesso nel nostro modo di essere nella nostra epoca, togliendo così una ragione storica al camminare apprezzando, perché in altri tempi era diverso. Fin dai nostri più lontani progenitori, in virtù della stazione eretta, della vista stereoscopica e soprattutto di un intelletto diverso dagli altri animali fin da subito, gli essere umani andavano e vedevano, scoprivano e apprezzavano tanto da voler vedere tutto il mondo con i risultati che sappiamo.
Mi domando se qualcuno forse era meglio restasse a casa, pardon, nella grotta… Mah?
Fatto sta che l’animale umano ha camminato sempre fin da allora; siamo noi della nostra epoca che a torto ci siamo convinti che l’uomo non camminasse più. Questo è in parte vero solo nelle società più meccanizzate dove auto, moto e biciclette hanno soppiantato i nostri piedi e nel volgere di pochissimi decenni si è passati dall’essere camminanti a essere seduti quasi costantemente, anche mentre ci spostiamo. E’ una stortura della ricchezza occidentale, il pensare alla macchina e alle sue comodità, come quelle di non trovare parcheggio, di fare lunghe file sulla Salerno-Reggio Calabria, di restare bloccati nella neve senza catene…
Vento e Giorni propizi, Viaggiatori!
Marco PennaGialla Parlanti
Insegno ed.fisica in una scuola media della provincia di Belluno e amo camminare sia da sola che in compagnia. Avendo la fortuna di vivere e di lavorare in un ambiente naturale ideale (e di avere un dirigente scolastico che tiene fortemente all’attività sportiva) ne approfitto per stimolare i ragazzi portandoli regolarmente ogni anno a camminare per uno o più giorni in trekk autogestiti, realizzando il progetto che da più di 20 anni chiamo ‘Camminare per Conoscere’. Io sono straconvinta della validità di questa attività che può cambiare in positivo un modo di essere, un modo di pensare e di vivere.Noi camminanti siamo diversi: amiamo viaggiare con una marcia in meno consapevoli che questa ‘lentezza’ ci regala sempre qualcosa in più per la nostra mente e per il nostro cuore.Il mio sogno è che anche altre scuole e altre istituzioni o associazioni promuovano il camminare nei giovani perchè le riflessioni dei ragazzi parlano chiaro più di qualsiasi teoria.Non c’è paragone tra il segno indelebile e profondo che lascia un’esperienza di trekking e una normale attività scolastica.
Verissimo cara Loredana.
Fra i miei amici camminanti ho un sacerdote italo-argentino che mi raccontava di quando portava i ragazzi delle scuole medie argentine a fare dei viaggi a piedi di tre-quattro giorni.
La cosa che lo inorgogliva era sentirsi dire dai genitori, una volta tornati, che erano sorpresi di quanto i figli o le figlie fossero cambiati in quell’esperienza, a partire da una cosa semplice come i cibi naturali che apprezzavano molto dopo il trekking e che prima di allora avevano sempre rifiutato in favore delle solite porcherie.