TURISMO RESPONSABILE E SOCIAL TREKKING
Era il 9 ottobre 2005. L’associazione italiana turismo responsabile, nel corso di una sua assemblea generale, elaborò un’articolata definizione di cosa fosse da intendersi per “turismo responsabile”. A dieci anni esatti da quel giorno, strada ne è stata fatta tanta, proprio come i milioni di chilometri percorsi ogni anno da chi viaggia per diletto,
Il viaggiare contemporaneo è improntato alla comodità. Il turismo dei “travellers” giramondo dei giorni nostri è ben lontano dal viaggiare dei secoli passati. “To travel”, d’altro canto, ci rimanda etimologicamente all’idea di fatica, dal francese “travailler” (lavorare) o – peggio ancora – dall’italiano travaglio. Solo con i grandi “tour” europei di fine ‘600, ha cominciato a fare capolino l’anglofono termine “tourism”, che poi sempre dal francese deriva: “tour”, giro. Nel secolo in cui viviamo il turismo è divenuto una vera e propria attività produttiva. Il viaggio a scopo ricreativo ha da tempo superato il viaggio per dovere. La cosiddetta industria turistica corre il rischio di trasformarsi in qualcosa di invasivo per territori e genti quasi alla pari di altre famigerate tipologie produttive.
Negli ultimi tempi, fortunatamente, accanto al termine turismo hanno fatto la loro comparsa aggettivi rassicuranti a far compagnia al primigenio “responsabile”, quali consapevole, critico, sostenibile, ad esempio. Solo un’operazione di facciata? No, per fortuna, nella maggioranza dei casi. Si sta infatti diffondendo tra i viaggiatori e gli operatori turistici una maggiore attenzione a un tipo di sensibilità un tempo marginale. Puri valori ideali o mero calcolo imprenditoriale? Difficile dare una risposta certa, ma alla fine ciò è relativamente importante rispetto al farsi strada di maggiori livelli di consapevolezza tra i viaggiatori. Responsabilità e sostenibilità, nel turismo, possono significare tante cose. L’Associazione italiana del Turismo Responsabile, ora come dieci anni fa, ne dà questa definizione: “ E’ il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto a essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori”.
Rallentare, scoprire il mondo, è un’esperienza che conosce bene il turista responsabile per eccellenza, ovvero chi viaggia a piedi. Lo sa bene, per esempio, chi sia venuto a contatto con la filosofia del Social Trekking che sta alla base dei viaggi a piedi, un centinaio l’anno in tutto il mondo, organizzati dalla cooperativa Walden viaggi a piedi. Quest’ultima è proprio tra i soci dell’associazione turismo responsabile, di cui abbraccia in pieno il “credo”. I viaggi a piedi di Walden e i periodici incontri di social trekking sono infatti una continua interazione positiva e sinergica con le altre culture, gli usi e costumi dei territori attraversati. Fondamentali sono anche il sostegno alle piccole economie, l’attenzione a uno stile di vita più sobrio e più consapevole che permea l’azione della cooperativa. Social Trekking è anche camminare e “fare i turisti” con uno stile di vita responsabile, autentico, perché fatto di condivisione di valori etici e solidali.
Essere consapevoli del fatto che viaggiare ha degli inevitabili impatti ambientali, economici, sociali, va considerata una priorità per ogni viaggiatore. Se si parte da tale presupposto, scelte e comportamenti mutano – in positivo – in maniera quasi automatica. Il viaggio è del resto è un atto creativo, che nutre l’immaginazione. Quuest’ultima può a sua volta fornire nutrimento anche all’ecosistema sociale e territoriale dei luoghi che si attraversano.
testo e foto di RAFFAELE BASILE