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Paesaggio agrario, istruzioni per l’uso


Per chi viaggia a piedi, o più semplicemente cammina nella natura, il paesaggio agrario è lo scenario naturale in cui collocare i propri passi. Spesso risalta agli occhi del camminatore che la singolarità del paesaggio agreste è sacrificata a causa di tecniche agricole mal ponderate e dell’espandersi di spazi dedicati a commercio, produzione e viabilità.

La salvezza contro la banalizzazione dello scenario rurale può passare anche attraverso tecniche agricole più avvedute. Il paesaggio agreste è di fatto il prodotto di secoli d’interazione tra uomo e natura. Anche se la tecnologia avanza e rimescola un po’ le carte, i ruoli sono ancora ben definiti.  La natura modella il suolo, caratterizza clima e la scarsità o abbondanza di acque. L’uomo si prende cura delle tecniche produttive, della selezione delle colture, delle vie di accesso ai fondi e delle costruzioni rurali. La risultante di tutto ciò è il paesaggio agreste, un mix di produttività, cultura e ambiente.

L’agricoltura biologica sembrerebbe il metodo più indicato per soluzioni produttive rispettose del paesaggio agreste. Ciò, soprattutto quando tale tecnica produttiva riesce a rapportarsi al tessuto sociale e paesaggistico in cui s’inserisce. In effetti, negli ultimi decenni, molte superfici con destinazione agricola sono state destinate a un uso monocolturale e intensivo, che ha condotto a una certa piattezza e scarsa attrattività del panorama.

Eppure, anche quando non può contare su scenografie di particolare suggestione, il paesaggio rurale può avere una sua intrigante e ben precisa caratterizzazione, paragonabile per certi versi alla personalità umana. Possiamo così imbatterci in un paesaggio agreste un po’ introverso, defilato rispetto a strade e centri abitati, con i terreni che s’inerpicano come tessere di puzzle tra curve e tornanti. Altre volte invece il paesaggio agreste ci appare più espansivo ed estroverso, ampiamente disteso mentre porge generosamente le sue zolle ai raggi del sole. Alcune metodologie agricole − proprie dei sistemi industrializzati − hanno invece sfruttato in maniera troppo miope i terreni.

Così il paesaggio rurale si è spesso intristito e impoverito di significati. E’ apprezzabile quindi che s’inizi a pensare di correre ai ripari per cercare di arricchirlo nuovamente, di una ricchezza che non strizzi solo l’occhio al portafogli. Perché anche i paesaggi hanno un loro carattere e se esso è “buono”, i riflessi non possono che essere positivi per tutti, ambiente e uomo compresi.

Raffaele Basile

foto r.b.

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