Ascoltando Reinhold Messner, sprazzi di social-alpinismo
Tossignano, una giornata di sole, cammino e solidarietà per l’Emilia terremotata.
Bella occasione anche per ascoltare le parole di Reinhold in una chiacchierata con il professor Luigi Zanzi, filosofo del camminare.
Di fronte al palco, allestito nella piazza di questo borgo fra i Gessi Bolognesi, circa seicento attenti ascoltatori a seguire quanto il grande montanaro e alpinista, ritornato montanaro come lo stesso Reinhold dice di sé, aveva da esprimere come sua filosofia di vita.
“Quando la Montagna e l’Uomo si incontrano succede sempre qualcosa di grande. Non nella Montagna che non si accorge della presenza di un uomo; la grande cosa succede nell’animo dell’Uomo.”
Già questo darebbe un grande spunto di riflessione su noi stessi, i nostri propositi e l’effettiva dimensione della nostra vita rispetto alle grandi forze e ai lunghi tempi che governano il pianeta che ci ospita, dandoci il senso di quanto piccoli e brevi siamo e di quanto sia ingiusta l’invasione scriteriata che con la nostra presunta modernità tecnologica facciamo giorno dopo giorno, uno scempio insensato che faremo pagare ai nostri nipoti.
“L’Uomo è limitato nelle sue possibilità…” ci spiega ancora Reinhold “…ma è avendo la possibilità di capire, di avvicinarsi a quello che potremmo anche chiamare il DIVINO, è capace di fare esperienze fondamentali quando si espone all’ Azione. Nella Bibbia è scritto che all’inizio c’era la Parola. Goethe dice: all’inizio era il Fare, l’Azione. Io dico la stessa cosa: solo nell’Azione divento io stesso senza pensare.”
Non c’è forse in questo l’essenza che muove non solo gli alpinisti ma anche noi più modesti viaggiatori a piedi, cavalcatori di noi stessi che ci esprimiamo con il nostro semplice muoversi attraverso il mondo, osservandolo e vivendolo? Non cresciamo un po’ ogni volta che torniamo da un viaggio e raccontiamo a chi ci sta vicino o a chi ci chiede cosa abbiamo visto nel nostro andare e tornare?
Messner poi ha tenuto a spiegare quello che è un fondamento del suo pensiero attuale, sviluppato nella sua lunga esperienza di alpinista e montanaro, promotore di musei e ricercatore della vita umana rapportata alle montagne. Qualcuno lo ha tacciato di “schizofrenia” per un apparente contraddirsi nelle sue stesse idee. Ha spiegato così che nel rapporto Uomo/Montagna lui non vuole INFRASTUTTURE in quota ma le giudica necessarie nella fascia più bassa dove non sarebbe possibile coltivare e vivere senza strade e stradine e nemmeno tutelare l’ambiente esistente; questo in Appennino come sulle Alpi.
Ci ha proposto due esempi evidenti: la parete nord dell’Eiger che non sarebbe più la stessa se venisse sommersa di vie ferrate e strutture per consentire l’accesso a troppi; o il Cervino se venisse reso agibile con tonnellate di cemento per fermare le rocce friabili, per apporre cavi, scalini di ferro e anelli per il passaggio di sempre più turisti. Tutto questo non è possibile e sarebbe assurdo volerlo.
D’altro canto invece dove esiste la presenza umana dove essere possibile mantenerla in modo che sia autosufficiente con le coltivazioni e gli allevamenti; magari servirà una sorta di legislatura per definire quali tipi di infrastrutture consentire e quali i modi per realizzarle.
E’ stato chiaro: “dobbiamo finalmente dividere nelle nostre teste, non nella realtà perché nella Realtà non è necessario, il paesaggio di montagna in due metà: quella metà dove l’Uomo una volta non andava perché era troppo intelligente per esporsi alla morte e quella metà fatta dalle zone dove doveva andare per sopravvivere. Dove andava per sopravvivere può andare anche oggi con i sistemi di oggi. Dove invece non è andato per vivere, chi ci va porta la propria responsabilità sulle spalle. Sotto c’è la legge, il codice civile. Sopra c’è l’anarchia, ognuno è Attore, Arbitro e Giudice di sé stesso. Noi abbiamo una responsabilità comune per il nostro terreno a questa quota e anche oltre, nelle Alpi fino a duemila metri o poco sopra; in alta quota la responsabilità è personale e nessuno ha potere sugli altri. E’ la Natura che detta questa etica e nessun altro, sia esso legislatore, papa o presidente del CAI.”
Direi che Messner ha riassunto quello che muove anche i camminatori, viaggiatori con sé stessi e per sé stessi, uomini in cerca della libertà dalle false regole dell’inciviltà e non dalle giuste regole civili. Quello che lui ha cercato e trovato in verticale noi lo cerchiamo in lunghi spazi orizzontali, dove la verticalità è relativa, anche se talvolta impegnativa.
Se riusciremo a trovare qualcosa, se non grande come dice Reinhold almeno proporzionato alle nostre attese, dipende anche dalla nostra capacità di osservare e tentare di comprendere. Dobbiamo come gli alpinisti ricordare che la Natura ha la facoltà primaria e assoluta di dettare legge nel mondo. Noi possiamo confrontarci con essa, misurare noi stessi e le nostre possibilità per scoprire che possono anche essere superiori a quanto credevamo ma non perdere il senso di questa grande regola non scritta ma applicata giornalmente fin dalle prime ere del tempo.
E poi il Grande potrebbe anche essere dentro un bosco, in cima a una collina o dietro la piega di un sentiero: sta a noi la capacità di vederlo, di sentirlo.
Marco “Penna Gialla” Parlanti
foto M.P.
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