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Camminare nell’età matura


Sebbene cammini un po’ in tutto il mondo da molti anni, ho imparato a farlo con i bastoncini ( non da trekking, quelli non vanno bene) da nordic walking e, sopratutto, ho imparato la tecnica di questa disciplina che parte dalla postura corretta e dalla deambulazione naturale cercando di ottimizzarne i movimenti. Tramite l’aiuto di queste “protesi” che sono appunto i bastoncini, ho sperimentato che l’uomo erectus può, in parte, riappropriarsi delle “quattro zampe motrici” dalle quali si era affrancato raggiungendo la famosa “stazione eretta” che lo emancipò dal mondo animale.

Inoltre la tecnica del n.w. possiede molti altri benefici che, a parere dei tanti milioni (11) di persone che lo praticano, fanno bene alla salute psico-fisica dell’individuo che ne trae benefici di vario tipo. Personalmente mi porto sempre dietro questi due muti amici che poi, in realtà…, sono proprio loro ad aiutarmi per avere un incedere più equilibrato e corretto che fa muovere ben il 90% dei muscoli in modo dolce. Nel 2010 ho addirittura camminato ininterrottamente con questa tecnica da mare a mare seguendo la via etrusca del ferro e non me ne sono pentito…anzi sono arrivato senza particolari affaticamenti.

Quando parlo di “benessere psico-fisico” non faccio della demagogia infatti un recente studio ha provato che il cervello delle persone che camminano 9, 7 km al giorno (6 miglia) alla settimana, hanno maggiori capacità mnemoniche ed un migliore funzionamento dell’attività cerebrale rispetto ai “pantofolai”. Lo studio, pubblicato negli “Atti della National Academy of Sciences”, ha rilevato che camminare è il modo migliore per preservare la salute mentale e fisica nella terza età. Scrivendo sullo Wall Street Journal, Lukits Ann ha spiegato che lo studio ha rilevato che un anno di modesto esercizio aerobico riduce il fenomeno, tipico della terza età, del restringimento di un’area del cervello e ne migliora le capacità mnemoniche. Nelle persone di una certa età, l’ippocampo, centro della memoria del cervello, perde 1% al 2% del suo volume ogni anno, viene colpita la memoria e aumenta il rischio di demenza.
Un numero sempre crescente di prove ha evidenziato come l’esercizio aerobico contrasta il declino neuro-cognitivo. Nello studio, la risonanza magnetica è stata usata per misurare gli effetti dell’esercizio aerobico sull’ ippocampo in 120 americani di un’età compresa tra i 60 e gli 80 anni, tutti sedentari e senza tracce di demenza. Li hanno divisi in due gruppi: il primo ha camminato su un circuito per 40 minuti al giorno per tre giorni a settimana, mentre gli altri si limitavano a fare allungamento ed esercizi di tonificazione.
Tutti i soggetti sono stati esaminati dal punto di vista fisico e sottoposti a risonanza magnetica prima, durante e dopo l’anno di osservazione. Ebbene, i volontari che hanno fatto esercizio aerobico presentavano un aumento nel volume dell’ippocampo sinistro e destro rispettivamente del 2,12% e dell’1,97%. Le stesse regioni, invece, nei soggetti del secondo gruppo non hanno ottenuto lo stesso effetto. Tutti i soggetti sono stati poi sottoposti a test di memoria spaziale: i volontari del primo gruppo, dopo un anno di walking, hanno mostrato un miglioramento della memoria rispetto alla performance iniziale. “Pensiamo che l’atrofia dell’ippocampo nell’età avanzata sia quasi inevitabile”, commenta Kirk Erickson, primo autore della ricerca. “Ma abbiamo visto che anche un’attività moderata, eseguita per un anno, può aumentare le dimensioni di questa struttura” cerebrale, “insomma: il cervello in questa fase resta modificabile”. “I risultati del nostro studio sono particolarmente interessanti” interviene Art Kramer dell’Università dell’Illinois “perchè dimostrano che modeste quantità di attività fisica da parte di adulti sedentari possono portare a miglioramenti sostanziali della memoria e della salute cerebrale”
testo e foto di Gianfranco Bracci            (www.appenninoslow.it/)  (www.gianfrancobracci.it(www.agat.toscana.it(www.anwi.it)

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