Nell’antichità vi passava una ben strutturata strada romana, da inquadrarsi nella “ Via del ferro” già abbozzata dalla gente etrusca che qui era di casa. La pineta di Baratti è caratterizzata da pini spesso dalle forme contorte, dalle geometrie che sembrano frutto dell’opera di un qualche scultore illuminato e un po’ folle.
Lo slancio verso l’alto di questi alberi è provato costantemente dai venti di libeccio e tramontana che soffiano sovente sull’omonimo sorprendente golfo. Lo scorso 28 ottobre, una tempesta di acqua e vento, di violenza inusitata a queste “latitudini”, ha fatto cadere uno di questi pini. Il terreno ad esso sottostante, reso fradicio dalla tanta pioggia caduta, è praticamente collassato. Il destino del povero anziano pino era praticamente segnato.
Se c’è un partito trasversale alle diverse ideologie politiche, esso è infatti quello che vede nell’albero un serio nemico per le pubbliche amministrazioni. Fonte di “grane” di vario tipo, elevati costi di manutenzione e responsabilità, il “nemico albero” spesso viene fatto fuori da chi dovrebbe prendersene cura. I pretesti sono i più disparati. A volte basta qualche grosso ramo secco per far decretare l’abbattimento del malcapitato vegetale. Il tutto nella prospettiva di una male interpretata salvaguardia della pubblica incolumità.
L’azione delle seghe del Comune di Piombino, competente territorialmente, appariva quindi inevitabile. Ma così non è stato. I tecnici del Comune di Piombino, accortisi che comunque l’albero non moriva pur adagiato su un fianco, hanno deciso di intraprendere una via più impegnativa rispetto al semplice abbattimento. L’albero è stato così puntellato e parzialmente rialzato. Ha così ripreso vita e adesso ci sono buone possibilità che esso continui a vivere, sia pure in posizione…adagiata. Con i tecnici del Comune, hanno lavorato i cassintegrati delle ex Acciaierie Lucchin, non distanti dalle meraviglie del golfo Una circostanza, quest’ultima, che solletica anche a immaginare una sorta di rivincita dell’ecosistema naturale, di tanto in tanto maltrattato dalla furia degli elementi ma più spesso da attività umane non sempre rispettose del circostante.
testo e foto di Raffaele Basile
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