Hugo, Thoreau del ventunesimo secolo
Sto lasciando Flores dopo diciassette giorni in cui abbiamo camminato per le sue scogliere i suoi prati pieni di ortensie, il mio animo e’ malinconico, l’isola mi ha stregato, come vent’anni fa stregò Pierluigi. Pier e’ un magico narratore che vive a Faja Grande, uno scrigno dai mille racconti, che per un giorno lascia i suoi ospiti e ci accompagna a scoprire gli angoli più remoti dell’isola.
Questo mese alle Azzorre e’ stato bellissimo, ma voglio raccontare di un giorno speciale, quando siamo stati a trovare Hugo, l’amico di Pier che vive solitario in una piccola Faja sul mare a Pedro Viera.
Scendiamo dalla chiesa di Caveira, dedicata alle anime abbandonate del teschio e ci buttiamo giù in picchiata per un sentiero tra gli alberi di pitosforo, l’incenso come viene chiamato qui, piove e il sentiero è ripido e fangoso, ma presto ci regala scorci della scogliera. Attrezziamo una piccola corda per superare un passaggio esposto, la spiaggia e’ proprio sotto di noi a cento metri di salto e il sentiero è un po’ scivoloso, ma un po’ d’emozione non guasta a questa giornata di esplorazione.
Si continua tra le canne e sbuchiamo a Pedro Viera, sotto una fine pioggerellina Pier comincia a raccontarci storie di navigatori del 500, pirati e conquistatori, le sue idee sui fenici che sono arrivati a Corvo prima di tutti. I suoi racconti sono irresistibili e il gruppo lo ascolta rapito nonostante continui a piovere.
Ma è il momento di andare da Hugo che ha pescato per noi e ci aspetta per il pranzo. Hugo si è stabilito qui da un anno, vive da solo e come Thoreau si è costruito una capanna e l’ha adattata, un camino e il minimo indispensabile per vivere.
Ha un piccolo orto e vive di poche cose, il frigo? Risponde a una domanda, eccolo e mostra l’oceano davanti a noi, c’è un sacco di pesce la’ !
Un vassoio di pesce e’ già cotto tra le foglie dell’igname, Hugo ha preparato anche il cus cus e l’insalata, c’è pure il vino e ha confidato a Pier di aver costruito una nuova tavola per accogliere tanti ospiti.
Hugo ha uno sguardo dolce, ma profondo, saggio e arguto si direbbe. Si muove lentamente e sembra molto a suo agio, il contributo che gli lasceremo servirà a pagare un piccolo impianto a turbina per produrre energia elettrica. Ma i soldi non gli interessano molto. E neanche le cose, dice che a volte torna nella sua faja con lo zaino vuoto, è davvero di poche cose che ha bisogno.
Sembra davvero felice qui da solo, dice che ci sono degli amici che lo vanno a trovare e qualche ragazza che si ferma da lui qualche giorno.
Hugo non parla molto, Ma i suoi occhi dicono molte cose e il brindisi che farà “alla madre terra” lo mette insieme agli ecologisti profondi, ai bio regionalisti, ma anche ai mistici.
Ci spiega come si organizza il “lavoro”, dice che non fai mai nulla a lungo, inizia con un muretto, poi taglia un po’ di legna, fa quello che ha voglia di fare, in questo modo non si annoia e non sente di dover lavorare.
Continuiamo a mangiare il pesce con le mani e ci sembra di essere in paradiso, fuori piove leggermente, ma noi siamo come in una reggia.
Lasciamo Hugo a malincuore, ci rimane una malinconia addosso, una saudade, queste esperienze aiutano a riflettere sul modo di vivere all’occidentale, consumare sempre di più e lavorare sempre non è l’unico modo di vivere, di certo non è il più piacevole.
Si sta bene con Hugo e Pier, i loro sorrisi e il loro buon umore sono una possibile risposta.
LUIGI LAZZARINI