Il viandante Luigi
Il camminatore, o meglio il “viandante” della via Francigena che si fermerà al Convento dei Cappuccini di Pontremoli, dallo scorso venerdì 17 maggio avranno modo di ” conoscere” Luigi Lazzarini. Al compianto presidente della coop Walden è stato infatti dedicato uno spazio all’interno della biblioteca, ” la biblioteca del viandante”. Perchè Luigi muoveva i suoi passi non solo sui sentieri, ma tra le pagine dei libri. Quasi 300 quelli messi a disposizione dei viandanti, che spaziano dall’ecologia al turismo responsabile, alla ” sobrietà ricca”, oltre che naturalmente al camminare in tutte le sue manifestazioni. Presenti alla manifestazione inaugurale, tra gli altri, la Sindaca di Pontremoli, il presidente dell’Associazione europea delle Vie francigene e il “nostro” Alessandro Vergari.
In concomitanza con questo evento e a quasi un anno dalla sua scomparsa, Pierluigi Cosola, tra i soci fondatori di Walden, ha voluto ricordare Luigi con questi suoi “pensieri ad alta voce”, che volentieri pubblichiamo.
r.b.
All’università avevo un professore emiliano che quando parlava era totalmente privo sella zeta. Per sua sfortuna insegnava Composizione, una parola dove quella consonante occupa una posizione foneticamente importante, così noi non osavamo ridere, ma lo stiramento simultaneo di quaranta mascelle faceva quasi altrettanto rumore. Lui è comparso tanto tempo dopo, quando avevo cominciato ad occuparmi di viaggi ed essendo irrimediabilmente incapace di organizzazione, ero sempre alla ricerca di una realtà strutturata in cui potermi in qualche modo inquadrare. Nel frattempo per lunghi anni non mi era più capitato di avere rapporti ravvicinati con bolognesi, rimanendo confinato nel mio mondo subappenninico zetadotato, ma in lotta perenne con la ci.
Intanto la struttura adatta a me l’avevo trovata, guarda un po’ di emiliani, e mi ci trovavo discretamente quando è comparso questo compagno di cammino, è il caso di dire, bolognese, finito anche lui lì spinto da un bagaglio di letture di viaggio che io, vergognandomi un po’, ignoravo e da una grande necessità di libertà interiore oltre che, mi pare adesso, dal bisogno dare una concretezza propria alla sua capacità imprenditoriale, qualità che, per essere da me altrettanto ignorata, me lo faceva parere un marziano.
La zeta che non aveva tra i denti, doveva essergli finita nei capelli che erano come mi appariva allora il suo carattere, un po’ irsuto e indocile. In seguito ho imparato a riconoscere il sorriso e lo sguardo apparentemente ritroso di chi si interroga sulle cose e per questo non le domina, ma è alla ricerca di una strada per assecondarle mantenendo la propria direzione. Sul lavoro veniva fuori, dal suo apparente caratteraccio, un’imprenditorialità quasi paterna.
Più tardi ci siamo trovati nella necessità e col desiderio di averne una nostra, di organizzazione, e in breve nel gruppo che intanto si era formato ci siamo trovati a dover dare un nome alla nostra creatura. Io come gli altri avevo tirato fuori, spremendomi parecchio, la mia proposta simpatica, ed ero pure orgoglioso della mia trovata, ma poi lui, l’emiliano, ne ha tirato fuori uno esotico, sintetico, pieno di significati, ed è subito diventato quello definitivo. All’inizio l’ho soltanto accettato, adesso non ci rinuncerei; la mia proposta ora l’ho quasi scordata, e quando me la rammento mi pare pure un po’ ridicola.
Poi il lavoro; tanto, il suo, sempre capace di uno sguardo doppio: a salvaguardare l’attività dell’oggi tamponando e smussando le aggressioni del presente, riuscendo però a non staccare mai la coda dell’occhio dalla prospettiva sul lavoro del futuro, ruminando continuamente il pensiero sulla creatura collettiva di domani, meglio di dopodomani. E’ questo che mi fa provare ancora adesso la sensazione di una mano che ti accompagna anche quando non c’è, ed è questa la mancanza.
Da ragazzo ho fatto l’esperienza di quei viaggi con gli amici in cui ci si confronta, ci si diverte, si conosce il mondo, si prova l’orticaria per gli spazi altrui, si impara a viaggiare; dopo si scopre che ci si sorregge, anche.
Non averlo più compagno di viaggio mi lascia la grande nostalgia di non aver mai fatto un viaggio insieme, noi che coi viaggi ci lavoravamo. Così non saprò mai se anche quando portava lo zaino aveva quel suo particolare passo. Leggermente asimmetrico, un po’ tentennante, proprio come lui appariva a me nel suo essere. Soprattutto quando non amministrava numeri ma era soltanto un imprenditore emiliano in pausa.
PIERLUIGI COSOLA
( Socio e guida di Walden Viaggi)
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