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“Los senderos de Las Catalinas”. Quattro passi nell’America Latina (parte I)


I cartelli indicatori sono nuovi di zecca e risaltano anche se si è alla guida, intenti a scansare qualche buca di troppo sulla strada sconnessa che da Brasilito porta a Playa Potrero. “Catalinas Trail System – Los senderos de Las Catalinas.”. Mi colpisce il rilievo dato a un percorso per camminatori. Da queste parti, in una ipotetica classifica degli svaghi, l’escursionismo viene dopo altre attività più refrigeranti, come il surf e lo snorkeling, o più “adrenaliniche”, come il canopy tour. Quest’ultima “diavoleria” consente di percorrere chilometri attaccati ad un cavo di acciaio, sospesi sopra foreste, cascate, giungle.

Mi trovo nell’America Latina più incontaminata ambientalmente, in Costa Rica per la precisione. La Costa Rica è giustamente un’icona del turismo sostenibile, si tratta di una “medaglia” conquistata sul campo quanto meno nell’ultimo mezzo secolo della sua storia. In questo angolo della Costa Rica è tutto un susseguirsi di insenature e spiagge da incanto rimaste intatte nella loro bellezza nei secoli. La Costa Rica è ben nota per la sua impronta ecologica e sino ad oggi i costaricensi sono riusciti a preservare ottimamente gran parte del loro territorio. Difficile percorrere più di una cinquantina di chilometri senza “imbattersi” in un parco naturale. E che parchi! Straricchi di flora e fauna come in pochi altri posti al mondo, con una biodiversità straordinaria, considerando che la Costa Rica ha un’estensione di poco maggiore rispetto alla nostra Sicilia. I costaricensi sembrano tenerci davvero a salvaguardare tutto ciò che è “natura”, è qualcosa di spontaneo più che imposto dalle leggi.

In quest’area della regione del Guanacaste, sugli alberi si possono scorgere distintamente – e naturalmente “sentire” numerose scimmie urlatrici. Il loro particolarissimo verso può far pensare a chi non le conosca a una tigre o un leone in agguato, e invece si tratta di tenere scimmiette con una “voce” spropositata. Costarica fa rima con sostenibilità ambientale, non c’è dubbio, e si vede. Tuttavia,  i dollari possono talvolta far vacillare anche l’ambientalismo più convinto. Le onde dell’oceano hanno nell’ultimo decennio attratto in questa zona investimenti yankees che appaiono in progressiva espansione, sia dal punto di vista finanziario che del territorio. A dire il vero, anche qualche “palazzinaro” nostrano ha lasciato qualche traccia del suo passaggio da queste parti. Rispetto alla visita di qualche anno fa, mi colpisce infatti che ora più di un tetto faccia capolino del fitto della vegetazione tropicale, a due passi dalla suggestiva – a dir poco – Playa Danta. Infatti, qualche rumore di troppo di martello pneumatico che si sente in lontananza e qualche “scheletro” di una nuova costruzione vista-mare mi fa sorgere qualche sospetto sul fatto che l’ambientalismo così radicato nella natura dei costaricensi possa resistere ancora a lungo nella sua interezza.

Mi era giunta voce di una serie di sentieri inaugurati di recente da queste parti, denominati  “Las Catalinas”, come le isolette che si trovano a poche centinaia di metri dalla costa. Il giorno prima, ero venuto per una perlustrazione tardo pomeridiana, ma niente da fare. Una pattuglia della polizia turistica di passaggio mi ha con estrema cortesia bloccato all’ingresso del sentiero.”Motivi di sicurezza, occorre prima registrarsi”. Mi è sembrata una motivazione sensata, fare escursionismo ai tropici qualche rischio supplementare può sempre comportarlo, non foss’altro che per le temperature e l’umidità a cui noi italiani siamo abituati in genere solo durante il solleone ferragostano. Ritornato il giorno dopo, ho però scoperto che i motivi di sicurezza consistevano semplicemente… nei 5 dollari che vanno pagati per il “Danta Pass”, che è in pratica un biglietto per il solo accesso ai sentieri.I sentieri appaiono subito godibilissimi e ben strutturati, oltre che panoramici in molti punti. Mi ci avvio in una mattinata in cui per mia fortuna il sole è velato da un sottilissimo strato di nubi, il che rende meno “pesanti” i  trentadue gradi centigradi di caldo tropicale. Una placida iguana mi scruta sospettosa mentre imbocco il sentiero più vicino alla Playa Danta.

– Continua-

testo e foto di Raffaele Basile