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SOCIAL-izziamo con il trekking


SOCIAL-izziamo-con-il-TREKKING. Gioco di parole? A prima vista può sembrarlo ma negli effetti c’è molta più realtà di quanta ne traspare dalla semplice lettura.
Se fate mente locale alle vostre esperienze di “viaggiatori di voi stessi” scoprirete che non siete mai stati veramente soli nei viaggi fatti, siate voi partiti come componenti di un gruppo di sconosciuti, di una compagnia di amici oppure individualmente. Durante un viaggio scopriamo amici inaspettati, consolidiamo rapporti già esistenti, vivendo intense amicizie (anche amori, perché no?) destinate forse alla breve vita di un viaggio di pochi o molti giorni o forse a lungo.
Scommetto ve ne sono tornati alla mente alcuni che avete vissuto e sperimentato?
Fra le altre cose partire in gruppo non vuol dire automaticamente essere in compagnia, anche se in genere fra i camminatori si instaura subito quel feeling che la comunione di intenti, l’affinità elettiva, creano in breve tempo.
Personalmente ricordo una tarda mattinata soleggiata, in uno spazio-sosta creato appositamente a circa un’ora di cammino da Rabanal, quando con gli amici Emilio e Vicente si scherzava e rideva, oltre che aiutare lo stesso Vicente a sistemare meglio lo zaino che gli causava fastidi, come fossimo tre amici di lunga data, avvezzi alla compagnia reciproca da anni di avventure vissute insieme. Niente di più errato visto che Vicente era con noi da tre giorni, nemmeno passati completamente assieme.
E potrei citare anche l’immediato fraternizzare con due cercatori di funghi in una piazzola di sosta lungo un sentiero della “Svizzera Pesciatina” , con scambio di cibo, di informazioni su persone da cercare noi e su sentieri da seguire loro. Oppure l’amico Donald, camminatore del Quebec, con le nostre lunghe chiacchierate in inglese e francese a seconda del giorno.
L’uomo è un animale sociale. Verissimo.
Il problema è che l’uomo moderno troppo spesso si aggrega ai propri simili in agglomerati urbani che poco invogliano alla socializzazione, ma sorgono solo per dare un posto letto a tutti quei lavoratori necessari alle fabbriche e agli uffici limitrofi, con amicizie e amori che nascono proprio nei luoghi di lavoro e molto più raramente nei posti deputati alla possibilità di fare le nuove conoscenze. Ecco che i luoghi dove si balla, ad esempio, non sono più posti deputati all’incontro e alle nuove conoscenze ma solo punti dove si accentrano le alienazioni personali, dove ogni incontro è uno scarico egoistico, fine a sé stesso e senza molte possibilità di trasformazione in un vero rapporto umano. E l’alcol non giova, non più piacere di condivisione ma fuga da queste aggregazioni fasulle e ancor più creatrici di solitudine.
Ritrovata invece camminando la quiete dell’ambiente naturale, ecco aprirsi l’animo agli altri, noti o sconosciuti siano. Una sorta di psicoanalisi gratuita e spesso molto efficace.
Stephen King in un suo bellissimo racconto dice che è importante trovare un orecchio che sappia ascoltare: ed è vero, è terapeutico.
Se la disciplina zen insegna che la parola è solo un mezzo per raccontare la realtà, mediandola con le proprie emozioni e punti di vista, quindi non essendo più la realtà stessa ma solo una visione relativa, la convivenza insegna che la parola è mostrarsi e mostrare. Raccontarsi parlando e confrontarsi tramite parole anche semplici, sia spontanee che ricercate ma “adatte” a quanto vogliamo dire, libera il proprio pensiero e l’animo dietro questo; mostra noi stessi agli altri, rapportandoci a loro e chiedendo loro di fare altrettanto.
Camminando quindi lasciamo paranoie e pensieri assillanti, alienazioni e forzature moderne che di umano nulla possiedono. Se arrivando in un luogo affascinante non troveremo le parole per dire quello che sentiamo, basterà anche uno sguardo scambiato con gli altri, un sorriso accennato o una pacca sulla spalla… una stretta di mano come usano gli alpinisti giunti in vetta. Sempre sarà un contatto umano, vero, naturale.
Sarà riconoscere e riconoscersi in quel silenzio, un sentirsi umani, veri e fatti di carne e sentimenti.
Vento e Giorni propizi!
Marco PennaGialla Parlanti
 
foto di Raffaele Basile