A tutte le donne incontrate lungo la via
Più viaggio e più mi stupisco. Ormai, mi dico, dovrei essere abituata: sui sentieri del Mondo s’incontra sempre qualcuno che, con grande generosità, mette a disposizione la propria casa al camminatore bisognoso.
Ma, ogni volta che capita, non riesco a fare a meno di domandarmi se io ospiterei a casa mia 12 sconosciuti. Probabilmente no. Sarei colta da mille dubbi. Saranno persone oneste? Rispetteranno ciò che è mio? Eppure i Rumeni, gli Albanesi, i Marocchini, gli Armeni, gli Uzbeki, gli Indiani e, persino, i Mongoli (mi limito a loro per questioni di spazio) non si fanno certi problemi.
Di solito è la padrona di casa ad accogliere il viandante con un grande sorriso. Stanca dopo una giornata di cammino, lo noto appena. Invado il territorio alla conquista di un angolo dove gettare le mie cose e riposare le mie gambe. Con me ci sono altre 11 persone che fanno la stessa identica cosa. Chiediamo dove si dorme, dov’è il bagno, cosa c’è per cena e se, per favore, possiamo avere una tisana ristoratrice. La padrona di casa non si scompone o, almeno, così pare. Risponde a gesti a tutte le nostre domande e sacrifica persino il suo letto per offrirlo a degli sconosciuti, che non vedrà mai più nella sua vita. Ci coccola, ci vizia, portandoci oltre alla tisana anche i biscotti.
Ma è solo dopo la doccia, quando finalmente mi sono lavata via la giornata di dosso, che mi rendo conto di quanto quella donna faccia per noi. È vero, in genere si sosta solo una notte, ma basta una notte per mettere a soqquadro una casa che, prima del nostro arrivo, splendeva. Questa forza femminile è accogliente e discreta allo stesso tempo, felice di condividere una giornata della sua vita con persone che vengono da un altro Paese. Ci rifocilla con manicaretti fatti in casa e, in alcuni casi, cura i nostri mali. Mi è capitato più di una volta di avere dei piccoli incidenti di percorso e, puntualmente, sono stati risolti da una mamma.
In Romania, ad esempio, Maria mi ha avvolto il ginocchio con il cavolo per farlo disinfiammare e, in Uzbekistan, mi hanno curato un’insolazione con un impacco di yogurt ed aglio in testa. Altro che medicine! Posso garantire che i rimedi naturali del luogo sono decisamente più efficaci.
Ammiro queste donne che incarnano l’archetipo femminile con una tale energia a me sconosciuta. Le ammiro e, da donna, mi spiace non essere forte come loro.
Aprire la propria casa a degli sconosciuti è mettersi in gioco; è un’enorme prova di amicizia e generosità.
Ed è il più grande regalo che si possa fare ad un viaggiatore.
Marta Lanfranco